Quarto giorno. Hugo e l'ammasso di bulloni.

 Il quartiere Marais è, a mio parere, insieme a Montmartre, il principale custode del fascino di Parigi. Si distende tra il terzo e il quarto arrondissement, a pieno titolo nel centro della città, tra l'Hotel de Ville, il  centro Pompidou, place de la République e place de la Bastille. A sud, la Senna. 

E' un quartiere estremamente accogliente, fa sentire meno turisti che altrove, non so per quale artifizio, immagino grazie al fatto che si respiri lo spaccato multietnico e multiculturale che da sempre lo rappresenta. Sono splendide le residenze aristocratiche convertite in musei, gli spazi verdi che una volta erano i giardini di quelle stesse residenze, le strade di antiquari e gallerie d'arte e, non ultima, la magia di Place des Vosges, indescrivibile luogo di bellezza, serenità e respiro. Consiglio di visitare la casa di Victor Hugo, affacciata sulla piazza, per due motivi principali:

1. Io vivo nell'illusoria convinzione che frequentare ciò che il genio ha frequentato o guardare ciò che il genio ha guardato aiuti a capire il modo in cui il genio ha concepito le sue creature. E, ancora più illusoriamente, credo che qualcosa entri, per osmosi, che qualcosa della bellezza su cui i suoi occhi si sono posati socchiuda la cortina di confusa mediocrità anche a noi "normali", concedendo una evanescente condivisione. Ok, tutte sciocchezze, ma per me I Miserabili è una delle cose più belle che abbia mai letto, i cui protagonisti mi sono rimasti dentro con un senso di nostalgia per anni, e l'amaro passaggio del tempo è reso più morbido dal fatto che mi permetterà presto di leggerlo ancora, come un'esperienza nuova.  

2. guardare dalle finestre della casa di Hugo la piazza des Vosges, magari in silenzio, immaginandosi muniti di vestiti del tempo, è un potente ingresso nella storia e nelle lettere. 

Passeggiare e mangiare nel quartiere la migliore cucina ebraica e mediorientale è un'esperienza da fare. 

E poi ci aspetta il cliché, l'unica, la sola, per alcuni ammasso di bulloni, per altri splendida creatura; per me, che provo appassionata simpatia per tutto quanto sia fuori misura rispetto alla norma, in piccolo o in grande, un mostro di ferro che mi mette sempre di buon umore, nonostante le assurde code per la salita, pur prenotando con largo anticipo: la torre Eiffel. Si può solo immaginare cosa significhi salire in solitudine, ammirare gli scorci di infinito da ogni lato senza sgomitare, magari ascoltare il vento. Si può solo immaginare. 

Solo in questa ultima serata in città, dopo cena, siamo riusciti a camminare per il quartiere immerso nel buio. I giorni precedenti erano stati governati dalla spossatezza da camminate infinite. 

Merita. A Parigi, merita tutto. 



Per chi fosse interessato, un reportage fotografico di ogni giorno di questo viaggio è tra le storie in evidenza del mio profilo Instagram

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