Primo giorno. Il viaggio e la Boheme


La Ryanair, per una volta, ha orari consoni a evitarci di perdere giornate intere. Parcheggiamo in un hotel di Treviso, che, abbiamo scoperto dopo, non possiede navette per l'aeroporto, come la compagnia aerea aveva millantato, ma chiama semplicemente un taxi al momento (pagandoselo, e questo è l'essenziale). 
Abbiamo comprato il carnet da 10 biglietti dei trasporti parigini, in attesa di capire se possa invece convenire il giornaliero nei giorni seguenti. 
La casa è splendida. O meglio, un interessante intreccio di cose splendide e elementi che molti troverebbero discutibili. La padrona ci abita, non è una casa per turisti. Quando arriva l'ospite, lei prende uno zaino e se ne va. E questo porta con sé conseguenze interessanti: se senti il bisogno di servirti di un tritacarne o di un aggeggio per montare le chiare d'uovo, trovi assolutamente tutto. D'altra parte, le sue cose vengono spostate alla meglio per far posto su qualche ripiano, ma vivi praticamente in compagnia della sua quotidianità. Ne guardi i libri, le fotografie. E probabilmente ribadisci le maledizioni da lei proferite, mentre percorri i sei piani a piedi dopo una giornata di furiose camminate. Ma la posizione ripaga di tutto, di qualsiasi cosa. Accanto ai Grands Boulevards, guardi i tetti del Marais, dietro di te il colle di Montmartre, e arrivi davvero ovunque con un paio di fermate di metro. Dalle finestre, pare di vedere la Parigi degli Aristogatti. Se tornerò, non potrò che cercare di tornare lì.
Dopo un breve riposo per ritemprarci dalla sveglia mattutina, ore antelucane che normalmente rimandano a echi leggendari, siamo partiti per Montmartre. 

Il quartiere entra nel 1860 nella municipalità di Parigi. L'imperatore Napoleone III vuole modernizzare la città, e così sfratta una moltitudine di operai che abitano case modeste, da abbattere, promettendo abitazioni moderne, ma omettendo di dire che naturalmente le nuove case lussuose avrebbero avuto affitti proibitivi per i proletari. Queste famiglie si ritirano sul colle a nord ovest della città, che al tempo è ancora campagna, fatta di mulini, vigne, qualche rara costruzione, riempiendolo di baracche. 
Anche la folta comunità artistica e intellettuale di Parigi è attratta dal luogo: dalla spesa modesta per gli affitti, dal bere a buon mercato, dagli scorci pittoreschi e dall'aria sicuramente più respirabile di quella dei centri urbani nell'epoca dell'industrializzazione. Negli anni, Montmartre diventa quasi una cittadina a sé, una sorta di comunità di persone che per diversi motivi si sentono ignorate, o attaccate, o censurate dalla Parigi borghese. Delle osterie, dei Cabaret fanno il loro quartier generale, e spesso sede della stampa nemica del regime. 

Un possibile percorso per perdersi mollemente nel Quartiere: 
Dalla stazione della Metro Absesses, si può dare un'occhiata al Muro dei Je t'aime, opera del 2000 di Frederic Baron e Claire Kito, che raccoglie 311 "ti amo" nelle lingue e nei dialetti del mondo. 
Da qui parte la salita, passando, tra rue des Trois Frères e rue Androuet, davanti al negozio del signor Collignon, l'odioso fruttivendolo di Amelie (la gran parte del film si svolge tra le vie di questo quartiere). 
Si prosegue per il Passe-Mureille, dove giace scomodamente monsieur Dutilleul, protagonista di un romanzo di Marcel Aymé, che, avendo il potere di attraversare le pareti, lo utilizza per far soldi e dispetti, per restare infine eternamente incastrato nel muro, per amore.
Molto vicino si trova il Moulin de la Galette, sopravvissuto dagli anni in cui il luogo brulicava di mulini. Se lo si guarda sovrapponendogli nella mente il quadro di Renoir del 1876, Bal au moulin de la Galette (che tra l'altro ammireremo nei prossimi giorni), ci si riesce a immedesimare per un momento nel quartiere di allora. 
Passando davanti a le Consulat, uno degli edifici più antichi del luogo, nel quale si è esibita anche Edith Piaf, si può ammirare la Maison Rose, ritrovo di numerosi artisti lungo gli anni, nella locanda in cui l'aveva trasformata una modella di Picasso, Laure Germaine Gargallo, dipingendola di rosa. Negli anni Settanta era tornata ad un colore qualsiasi, ma in seguito è stata recuperata e ora è uno dei punti di maggiore interesse turistico. 
Poco oltre, vicino alla vigna superstite, splendido scorcio di campagna nel cuore della città, si trova Au Lapin Agile, edificio eretto nella prima metà dell'Ottocento e che nasce amichevolmente come Cabaret des Assassins. Un pittore del tempo, André Gill, dipinge l'insegna della locanda, richiamando il piatto della casa, il coniglio in casseruola, la cui copia si può ammirare sulla parete esterna (l'originale venne rubato nel 1893). Il Coniglio, Le Lapin à Gill, diviene col tempo Lapin Agile. E' stato ritrovo di artisti e intellettuali del calibro di Picasso, Utrillo, Apollinaire, Jacob, Modigliani. 

Si giunge quindi alla basilica del Sacre Coeur, che si staglia immacolata in cima alla collina (a questo proposito, si può anche optare per salire con la funicolare dai piedi del colle alla basilica e poi percorrere l'itinerario proposto al contrario, fino alla fermata della metro). Viene eretta con stile romanico-bizantino a seguito di una competizione tra progettisti nel 1873, col fine di creare un luogo di "espiazione dei crimini" del periodo della Comune di Parigi (1871), repubblica di brevissima durata sorta in seguito alla sconfitta con la Prussia.
Il biancore dell'edificio è dovuto al travertino, che con le piogge e i fatti della vita pare abbia il potere di sempre più bianco, invece di sporcarsi come noi mortali.
Ultima tappa, la Place du Teatre, in cui si riuniscono anche oggi artisti e aspiranti tali per immortalare scorci e turisti. L'aver riempito la piazza di tavolini dei locali in un unico nucleo centrale coperto come in una perpetua sagra sotto la pioggia, non favorisce il richiamo all'atmosfera di allora. 

Questo percorso non considera mille altri luoghi di interesse, tra tutti cito il Museo di Montmartre, o il cimitero che ospita, tra compagni illustri, Stendhal e Truffaut. Vuole essere una semplice passeggiata per gente distrutta dal viaggio mattutino, ottima per entrare nell'atmosfera della Ville Lumiere.


Per chi fosse interessato, un reportage fotografico di ogni giorno di questo viaggio è tra le storie in evidenza del mio profilo Instagram

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