Secondo giorno. Mattina nel cuore antico.

Bisogna iniziare da dove tutto è cominciato, per non confondersi troppo nelle pieghe della storia. Con due monumenti, piuttosto interessanti, la Sainte Chapelle e la Conciergerie. 

Nel I secolo a.C. la tribù gallica dei Parisi si insedia sull'Ile de la Cité, comodo nucleo fondante di una civiltà, circondato dai fossati naturali scavati dalla Senna. Fondano la città di Lutetia, che diverrà in seguito Parigi. 
Nel VI secolo d.C. re Clodoveo dei Franchi sceglie di dimorare sull'isola, facendo edificare il palazzo. Sarà suo figlio a far costruire la prima Cattedrale. 
Nel X secolo Ugo Capeto, primo re capetingio, utilizza il palazzo del Re anche come sede del Consiglio, facendone il centro della sua amministrazione. 
Nel 1358 alcuni consiglieri del re vengono uccisi nel palazzo, davanti al suo protetto, che diventerà re Carlo V di Valois e deciderà (direi come esito di sindrome da shock post traumatico) di trasferire la propria abitazione in un luogo più sicuro, lasciando nel palazzo solo l'amministrazione del regno e della giustizia, con annessa prigione, sotto la vigilanza di un Concierge, un suo intendente (da cui "Conciergerie").
Negli anni della Rivoluzione francese il palazzo diventa uno dei principali centri di detenzione. Tra i tanti, vi sarà incarcerata Maria Antonietta prima dell'esecuzione. 
Una parte del palazzo, che ora, dopo numerosi interventi, non ha più l'aspetto esterno di un castello medievale, ma di un edificio ottocentesco, si può visitare. Il resto è sede della Corte di Appello e di Cassazione.
All'interno si può ammirare un raro esempio di architettura gotica civile, in particolare nella sala della gente d'armi, con quattro navate a volta ogivale, e nella cucina munita di quattro giganteschi camini agli angoli. Nelle sale successive ci si immerge invece nell'epoca della Rivoluzione, con la sala del Tribunale, i corridoi dei prigionieri, lo sportello del Cancelliere che registrava i detetenuti, le celle ricostruite, il cortile interno per l'ora d'aria. 
Suggestiva e esplicativa è la sala dei nomi, che riporta i più di 4000 nomi di coloro che sono passati attraverso la giustizia rivoluzionaria. I nomi in rosso sono di coloro che sono stati condannati a morte. I nomi più in rilievo dalla parete sono dei nobili, poi del clero e infine del terzo stato. Si visitano poi la cappella in memoria di Maria Antonietta, nel luogo dove era imprigionata, e la ricostruzione della sua cella.
Quel mattacchione di Robespierre, 
con la consueta espressione mite 
e accomodante.
 
La storia della Sainte Chapelle inizia un venerdì santo del 1232, con Luigi IX in ambasce: si è perso un chiodo della Croce di Cristo, e il re promette ricompense ingenti a chi lo trovi. Il chiodo viene ritrovato (o probabilmente procurato da un posto qualunque, come d'altronde spesso accade con le reliquie), ma Luigi concepisce il progetto della Cappella al fine di custodire questi tesori, che adora, arrivando nei sette anni successivi ad acquistare sedicenti pezzi della corona di spine, della lancia che trafisse il costato di Cristo, del mantello, della spugna intrisa d'aceto, e ciocche dei capelli della Vergine, scampoli del suo velo, scaglie di pietra del Santo Sepolcro. Il tutto per la modica cifra di 135.000 lire dell'epoca, pagate all'imperatore di Bisanzio. Al fine di dare un senso a questa cifra posso aggiungere che la Sainte Chapelle gli costerà in tutto 40.000 lire. 
La costruzione inizia nel 1242 e termina nel 1248. Ora la chiesa è inglobata nell'attuale Palazzo di Giustizia. Si sviluppa su due piani. Il primo è così basso da sembrare quasi una cripta (6,60m), soprattutto in confronto con il secondo, a cui erano ammessi solo il re e la sua corte, composto da 15 vetrate immense, composte da 1113 pannelli, per un'altezza complessiva al soffitto di 20,50m. Le incredibili vetrate sono ciò che rimane dell'epoca (salvo la parte alla base, distrutta dagli scaffali dell'archivio in cui Napoleone l'aveva trasformata, e ricostruita in seguito). Tutto il resto, muri, pavimenti, statue, bassorilievi, risalgono ad una ristrutturazione del XIX secolo. 

La mattinata, dopo la dovuta visita al cantiere di Notre-Dame, termina con una passeggiata nel Quartiere latino, con due visite importanti: 
La chiesa di Saint-Séverin, esempio illustre di gotico che prima dell'incendio della Cattedrale non veniva particolarmente preso in considerazione dalle rotte turistiche, ma era un vero peccato. 
La libreria storica Shakesperare and Company. Aperta (inizialmente altrove) da Sylvia Beach nel 1919, diventa quartier generale di scrittori come Pound e Hemingway. Chiude con la guerra. Un'altra libreria verrà aperta da George Withman e rinominata come lo storico predecessore alla morte della sua fondatrice nel 1964, come atto di riconoscimento. Sarà punto di incontro di importanti scrittori della Beat Generation. Ora è gestita dalla figlia di Withman, e per me percorrere quelle sale stipate di libri in inglese, con angoli per la lettura creati da chi sa di cosa si parla, un pianoforte a disposizione degli ospiti, foto evocative alle poche pareti libere, ha rappresentato una grande emozione. 

Pranzo alla scoperta della Flammerkueche, la pizza alsaziana che, con la sua sfoglia sottile croccante e i i mille ripieni possibili, dai più tradizionali e pesanti a quelli più leggeri (per quanto possa contemplare questo termine la cucina francese), è stata una scoperta piacevolissima, invece di indulgere in pizzerie che per la gran maggioranza presenterebbero un prodotto non comparabile con quello nostrano, nella qualità o nel prezzo. Consiglio per esempio questo locale.


Per chi fosse interessato, un reportage fotografico di ogni giorno di questo viaggio è tra le storie in evidenza del mio profilo Instagram

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