Quinto giorno. Cimiteri e colli.

Il CIMITERO ACATTOLICO giace a contatto con la PIRAMIDE DI CAIO CESTIO, che ha un suo personale fascino vintage (questo dovevano pensare i romani dell’architettura egiziana) ed è un luogo estremamente suggestivo, per quel fascino britannico trasandato, per i sepolcri di ogni foggia, per la vegetazione intorno che, benché non aqbbandonata a sé stessa come in Inghilterra, non indulge nemmeno nel tinello di tombe squadrate con centrino di siepi come nei cimiteri nostrani. 
Fino all’inizio dell’800 in questo luogo brucavano le greggi. Poi presero a seppellirvi i non cattolici, a cui era vietata la terra consacrata, come alle prostitute (ma mai e poi mai ai clienti). I funerali si svolgevano di notte, per evitare di mettere alla prova il fanatismo religioso del popolo davanti a sacerdoti di altri credi. La dimensione attuale è quella del 1870, quando furono portate a termine le mura, sollecitate dai governi coinvolti nelle sepolture dei propri concittadini, che il Papa tendeva a procrastinare. In fondo alla parte più antica è sepolto Keats, sotto una lapide anonima con la famosa iscrizione: “(…) here lies one whose name was writ in water”. Accanto, una lapide risponde: “Keats! If thy cherished name be “writ in water” each drops has fallen from some mourner’s cheek”. Shelley è sepolto nella parte più nuova e più frequentata, se così si può dire, da sepolcri e così Gramsci, tra i garofani rossi, e Camilleri. 

Doveroso poi un giretto allo splendido TESTACCIO, ormai quartiere alla moda che si sviluppa intorno al Monte dei Cocci, una collina nata dall’accumularsi di anfore romane scartate. Con le immondizie di allora ci facevano le colline... E poi sull’AVENTINO e le sue terrazze sulla città. Mi sono chiesta più volte perché gli alberi, carichi di arance, non venissero spogliati a fini alimentari, finché non le ho assaggiate. Immangiabili. In cima giacciono parchi eleganti che guardano una vista unica della città, tre chiese in fila (SANTA SABINA, SANT’ALESSIO E SANTA MARIA DEL PRIORATO) e una bellissima piazza dedicata ai Cavalieri di Malta, dove il famosissimo buco della serratura di un portone incornicia perfettamente la cupola di San Pietro, con una corona di vegetazione in formazione militare; in pratica permette di guardare una meraviglia con la circospezione del voyeur. 

Discesi da quelle alture, a CAMPO DE’ FIORI il dovuto omaggio alla statua di GIORDANO BRUNO, colà arso al rogo nel 1600 come eretico, per aver rifiutato di abiurare. E come poteva farlo, uno dei simboli universali della libertà di pensiero? 

Serata cenando al GHETTO, altro posto magico da attraversare pigramente, anche se la memoria torna imperterrita al rastrellamento dell’ottobre 1943.

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